Tradizioni

L’Angelo e il Diavolo

La Tradizione del Volo dell’Angelo
Il Cilento è una terra di tradizioni che spesso mischiano sacro e profano annichilendo quella linea di demarcazione che li divide. Uno degli esempi più fulgidi di tale assioma è il “Volo dell’Angelo” di Vatolla, la rappresentazione dell’eterna lotta tra il bene e il male. I duellanti sono per l’appunto l’Angelo e il Diavolo che lottano per la supremazia. Le rappresentazioni nel territorio cilentano, così come in tutta l’Italia meridionale, seguono un canovaccio simile: un bambino o una bambina del posto, e purtroppo negli ultimi anni lo spopolamento sta mettendo a rischio questa tradizione, impersonano il messo divino, vengono legati ad una robusta corda d’acciaio tesa tra le estremità di un edificio e tramite una carrucola la percorrono, dando la sensazione di un volo. Il Diavolo sfida l’Angelo e inscenano un dialogo che si divide in parti recitate e cantate. Si consuma il duello vero e proprio dal quale è il bene ad uscire vittorioso ed infine l’Angelo torna nei Cieli intonando un canto. Tra le più suggestive vi è di certo quella di Vatolla. Tale suggestività è data dal luogo e dalla data nei quali essa si svolge. La corda è posizionata tra le torri del Palazzo De Vargas, dimora della nobile famiglia Rocca dove trovò ospitalità il filosofo napoletano Giambattista Vico. Particolare anche la data: il 15 agosto alle ore 12.00, dopo la messa in onore di Santa Maria delle Grazie, la folla si raduna ai piedi del palazzo in attesa del Volo. Il dialogo fra i due protagonisti consta di battute rimaste quasi immutate da quando si hanno le prime testimonianze dell’evento. Tali disposizioni, i canoni da seguire, i segreti, erano tramandati oralmente dalle famiglie di Vatolla che annualmente si occupavano dei preparativi, come la famiglia Marzucca, depositaria storica dell’organizzazione. Difficile datare l’inizio della tradizione ma recentemente a Vatolla è stato effettuato uno studio sulla storia del Volo e si è riuscito a fare un percorso a ritroso fino al 1903. Prima testimonianza risale all’inizio del ‘900 grazie alle parole di Vincenzo Malandrino che ricordava, in rigoroso dialetto: «Il 1903 feci l’Angelo nella rappresentazione sacra che si faceva il 15 di agosto». Ciò fa capire che la manifestazione era per il centro cilentano già storia. Una tradizione vivissima ancora oggi che viene portata avanti e rinnovata ogni anno come un vero valore territoriale, identitario e culturale del Cilento.

ARTURO CALABRESE


La venerazione dell’Angelo ha una tradizione molto antica nei paesi dell’Italia meridionale, basta pensare alle tante chiese e monasteri a lui titolate che prima e dopo il mille crebbero nelle nostre zone. Anche in Vatolla il culto dell’Arcangelo ha radici antiche, tanto che già nel 1480 l’Università del paese dette incarico a mastro Morello Greco di costruire una cappella dedicata a questo Santo. Ma se della devozione per l’Angelo e del suo culto sappiamo che sono molto antichi, della vita, della storia e della nascita della rappresentazione sacra che si tiene in suo onore, in Vatolla, per il 15 agosto di ogni anno, ben poco se ne conosce. L’unico dato sicuro che siamo riusciti a trovare è che nel 1903 gli attori della recita, furono Vincenzo Malandrino e suo padre Domenico, rispettivamente nel ruolo dell’Angelo e del diavolo. Per certo ancora sappiamo che quella non fu la prima volta che lo spettacolo si tenne in paese poiché Vincenzo, nelle sue memorie inedite, così racconta l’avvenimento che all’epoca lo interessò “il 1903 feci l’Angelo nella rappresentazione sacra che si faceva in piazza ogni anno per la festa del 15 agosto facendoci così capire che la manifestazione era già in uso e da più tempo nel vatollese. Ma da quanto tempo questo avveniva non ci è stato possibile appurarlo. Possiamo solo ipotizzare, e con una certa
approssimazione, che lo spetta-colo dovette essere allestito, le prime volte, qui da noi, solo dopo il 1860, perché se ciò fosse avvenuto prima di quella data, ne avremmo dovuto trovare traccia nei registri del Conto Morale del Comune, poiché l’ente (prima dell’unità d’Italia) partecipava, con un proprio contributo, alle spese delle festività, civili e religiose, che si tenevano sia nel capoluogo che nelle frazioni, specificando la somma erogata e l’uso che ne doveva essere fatto. Quest’anno (15.08.2018) l’Angelo è stato
interpretato da Clarissa Nocerino, mentre la tradizione vuole che l’identità dei Diavoli rimanga un mistero.